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Patologie, Terapia dietetica

Effetti dell'alimentazione sul microbiota intestinale di cane e gatto.


mercoledì 14 giugno 2023


Effetti dell'alimentazione sul microbiota intestinale di cane e gatto

In un precedente articolo abbiamo parlato della relazione tra microbiota intestinale e alcune patologie.
In questo articolo invece vorremmo fare un piccolo riassunto su come l'alimentazione e la modifica del suo contenuto possa influenzare e modificare il microbiota intestinale


I nutrienti che non vengono digeriti e assorbiti dall'ospite, infatti, arrivano al colon dove sono disponibili per il metabolismo microbico.

In linea generale, le proteine e i grassi, dotati di un elevata digeribilità, vengono utilizzati dall'ospite mentre i componenti degli alimenti che vengono digeriti in modo incompleto nel tratto gastroenterico superiore servono principalmente come fonte di nutrimento per il microbiota, svolgendo un ruolo significativo sulla sua composizione e sulla sua funzione.

Un recente studio ha dimostrato, non solo come diete differenti siano in grado di modificare il microbioma presente nelle feci, ma anche che gli interventi dietetici sono in grado di cambiare il microbiota in tempi molto rapidi.

Sicuramente tra i nutrienti che impattano maggiormente sul microbiota intestinale, rientrano i carboidrati complessi, ed in particolare le fibre.

Tuttavia, le fibre non sono tutte uguali e, a seconda delle loro caratteristiche, agiscono in maniera differente sul microbiota.

Infatti, in base alla loro solubilità, alla loro fermentescibilità, nonché alle caratteristiche dell'area superficiale, esse vengono più o meno facilmente coinvolte nella degradazione microbica.

In generale, gli alimenti utilizzati nelle diete casalinghe, nonché alcuni di quelli utilizzati nell'industria degli alimenti PetFood, come la polpa di barbabietola, contengono un mix di fibre solubili e insolubili, dotate di diversi gradi di fermentescibilità.

Inoltre, alcuni alimenti, come la frutta, il riso, l'avena o l'orzo, sono fonti di amidi resistenti, ossia di amidi che non vengono digeriti dall'ospite e che una volta pervenuti nel colon diventano substrato per il metabolismo del microbiota.

Nei cani sono stati condotti degli studi sugli effetti specifici degli amidi resistenti nella composizione del microbiota: l'aumento, ad esempio, della fibra di patata, che contiene, sia un amido digeribile, sia una parte di amido resistente, ha aumentato la percentuale di faecalibacterium nel microbiota dei cani, mentre l'utilizzo dei fruttoligosaccaridi (FOS) aumenta le popolazioni benefiche come i lactobacilli e i bifidobatteri.

L'utilizzo di alcune fibre, non solo influenza la composizione del microbiota, ma agisce modificando la quantità di acidi grassi a corta catena (SCFA) presenti nel colon e nelle feci.

Esse, vengono definite ad azione prebiotica, poiché sono ingredienti che, una volta fermentati, consentono cambiamenti specifici, sia nella composizione, che nell'attività della microflora intestinale, conferendo benefici al benessere e alla salute dell'ospite. 

Tuttavia, erroneamente si pensa che i prodotti ad azione prebiotica siano solo le fibre mentre è ormai assodato che qualsiasi sostanza che arriva al microbioma, come proteine, alcuni carboidrati semplici, grassi o polifenoli, possono fungere da prebiotico, ossia influenzare il microbiota intestinale.

Per le proteine, ad esempio, alcuni studi mostrano come la loro digeribilità, la loro quantità nella dieta, nonché il rapporto tra esse ed altri nutrienti, come i carboidrati presenti nell'alimentazione, possono influenzare il metabolismo microbico anche se, nella maggior parte degli studi, è stato impossibile attribuire con certezza i cambiamenti positivi del microbiota alla sola fonte proteica, poiché in tutti gli studi erano coinvolti anche dei carboidrati.

È invece evidente che la qualità delle proteine assunte possa influenzare negativamente il microbiota, poiché l'ingestione di grandi quantità di proteine scarsamente digeribili aumenta il numero di proteine che arrivano alle popolazioni batteriche del colon, dove subiscono la putrefazione, ossia il processo di decomposizione microbica degli amminoacidi in prodotti postbiotici. Alcuni di questi sembrano essere coinvolti nella patogenesi e nella progressione di alcune malattie infiammatorie come l'atopia, l'insufficienza renale cronica e l'enterite cronica.

Sul ruolo diretto dei grassi, e della loro quantità sulla modulazione del microbiota, gli studi in cani e gatti sono molto limitati. La maggior parte delle informazioni disponibili derivano da studi effettuati sull'uomo e sul topo. 

Questi studi mostrano come diete ad alto contenuto di grassi (45-60% dell'apporto calorico giornaliero) inducano un rapido peggioramento del microbiota già dopo 2-3 giorni dall'inizio della dieta. 

La causa, ad oggi, non è nota, anche se sembra essere legata alla natura pro-infiammatoria di alcuni grassi alimentari.

Tuttavia, alcuni acidi grassi possono avere un effetto benefico sul microbiota gastrointestinale. Alcune recenti ricerche, ad esempio, hanno indicato un ruolo benefico dell'acido linoleico sulla produzione di metaboliti postbiotici da parte dei batteri intestinali che sarebbero in grado di prevenire la compromissione della barriera epiteliale causata da batteri parodontopatici.

Sono comunque necessari altri studi per capire come, e quali lipidi, possano influenzare in maniera positiva la salute dell'ospite attraverso la modulazione del microbiota.

Infine, anche se non sono dei veri e propri nutrienti presenti nella dieta, non si può non considerare i probiotici nelle strategie alimentari per la modulazione del microbiota intestinale, poiché il loro utilizzo è tra i più comuni approcci utilizzati.

I probiotici sono stati definiti come microrganismi vivi che, se consumati in quantità adeguata come parte dell'alimentazione, sono in grado di conferire benefici alla salute dell'ospite.

I probiotici possono alterare il microbioma residente nell'intestino attraverso diversi meccanismi: la stimolazione della crescita di alcuni batteri attraverso interazioni metaboliche, l'alterazione del numero di batteri patogeni attraverso un'azione diretta colonizzando l'intestino o attraverso un'azione indiretta e grazie ad interazioni con l'epitelio dell'ospite e il sistema immunitario.

La reale colonizzazione da parte del probiotico nell'intestino dell'ospite è ancora oggi oggetto di discussione e sembra dipendere sia dal microbioma preesistente che dall'ospite stesso.

Altra fonte di discussione nella comunità scientifica, riguarda le specie batteriche da utilizzare come probiotico. Infatti, alcuni autori suggeriscono che le specie batteriche che dovrebbero essere utilizzate dovrebbero provenire idealmente dall'intestino della specie ospite, tuttavia, nessuno studio ha mai confrontato la reale efficacia di probiotici derivanti da cani e gatti rispetto a quelli disponibili in commercio derivanti da altre specie.

Anche nei prodotti contenenti probiotici destinati a cani e gatti spesso i ceppi batterici presenti non originano da cani e gatti e, a differenza di quelli ad uso umano, presentano un numero limitato di varietà di ceppi batterici, a causa della legislazione attuale che ne limita fortemente l'uso.

BIBLIOGRAFIA:
- Mori, A., Goto, A., Kibe, R., Oda, H., Kataoka, Y., and Sako, T. (2019). Comparison of the effects of four commercially available prescription diet regimens on 4 the fecal microbiome in healthy dogs. J. Vet. Med. Sci. 81, 1783–1790. doi: 10.1292/jvms.19-0055
- Susan M. Wernimont, Jennifer Radosevich, Matthew I. Jackson, Eden Ephraim, Dayakar V. Badri, Jennifer M. MacLeay, Dennis E. Jewell, and Jan S. Suchodolski (2020). The Effects of Nutrition on the Gastrointestinal Microbiome of Cats and Dogs: Impact on Health and Disease. Front Microbiol. 2020; 11: 1266. Rewiew open access.


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